Nella maggior parte dei casi i problemi che si incontrano durante uno stage all’estero si possono facilmente superare con un po’ di intelligenza e di buon senso. Molto dipenderà dalla tua capacità di adattamento al nuovo contesto sociale, culturale e lavorativo in cui verrai a trovarti. Se non ti saprai adeguare alla tua nuova realtà, qualsiasi cosa potrà diventare un ostacolo o un problema, dalla qualità del cibo alla distanza dell’abitazione dal luogo di lavoro, dal tipo di clima alla nostalgia di casa e delle tue abitudini. Starà a te sentire e vivere le differenze non come un problema ma come un’opportunità, un arricchimento, un’occasione di crescita. La rapidità con cui riuscirai a inserirti nel contesto sociale e di lavoro dipenderà in gran parte dal tuo atteggiamento, dalla tua disponibilità e dalla tua effettiva volontà di integrarti.

Tieni inoltre presente che nella stragrande maggioranza dei casi le difficoltà si concentrano nella prima fase del tirocinio (le prime due-tre settimane) per poi risolversi naturalmente col passare dei giorni. Una volta superate, tutto andrà per il meglio e quando lo stage sarà finito avrai l’impressione che il tempo sia volato.

Può però capitare che, malgrado il tuo impegno e la tua disponibilità, sorgano dei problemi imprevisti che rischiano di pregiudicare l’esito e il valore formativo del tuo stage. Per evitare tutto questo, è necessario affrontarli e risolverli per tempo. Può quindi essere utile conoscere in anticipo alcuni dei problemi che potrebbero presentarsi e i comportamenti da adottare per venirne a capo.

  • La lingua. A meno che tu non abbia una conoscenza pressoché perfetta della lingua che dovrai utilizzare, è probabile che nella prima fase dello stage avrai qualche piccolo problema di espressione e comprensione. Non c’è da preoccuparsi: qualche difficoltà iniziale è nell’ordine delle cose. È normale che l’immersione in una lingua straniera richieda un periodo di rodaggio.

Parti dal presupposto che, dal momento che sei stato selezionato, evidentemente il tuo livello di conoscenza della lingua è stato ritenuto adeguato. Servono soltanto un po’ di pazienza, tanta buona volontà e voglia di imparare.

Una raccomandazione: non rinunciare ad esprimerti per paura di commettere qualche errore formale o di pronuncia. Considera che, facendo lo stage in un contesto internazionale, ti troverai a contatto con persone di nazionalità diverse: qualche inevitabile inciampo e delle pronunce non proprio ineccepibili – o delle inflessioni che tradiscono inequivocabilmente la provenienza  – non saranno certo una tua prerogativa esclusiva…

Inoltre, presumibilmente dovrai utilizzare la lingua di lavoro anche al di fuori del contesto lavorativo e questo ti aiuterà ad impadronirtene più rapidamente. In questo senso la tua vita sociale extra-stage potrà essere (anche) un’ottima scuola di lingua. Senza accorgertene, in non più di tre settimane avrai già acquisito una dimestichezza tale da riuscire ad esprimerti con sicurezza e non aver più alcun problema di comprensione. Pian piano ti verrà automatico pensare e parlare in quella lingua e alla fine dello stage ti renderai conto di quanto siano straordinariamente migliorate le tue competenze linguistiche.

  • L’abbandono. È un problema piuttosto raro ma che, quando si verifica, rischia di trasformare lo stage in un’esperienza decisamente deludente. Si tratta di una situazione che si può presentare quando lo stage non prevede l’assegnazione di un tutor o quando il tuo tutor è il responsabile dell’ufficio in cui sei inserito. Nel primo caso può succedere che nessuno dei tuoi colleghi si prenda l’impegno di supportarti e assisterti nel tuo percorso formativo; nel secondo caso può capitare invece che il responsabile dell’ufficio, a causa dei numerosi impegni cui è chiamato a far fronte, non disponga del tempo necessario per seguirti adeguatamente. Di conseguenza, non avendo particolari mansioni o incarichi da svolgere - se non qualche piccola attività quotidiana che ti impegna poche ore al giorno - ti sentirai abbandonato ed avvertirai la sensazione di essere un “corpo estraneo” all’interno dell’organizzazione.

Se dovessi trovarti in una situazione simile, la cosa migliore da fare consiste nel guardarsi bene intorno e individuare, nel giro di pochi giorni, un collega che sia in grado di (e che sia disposto a) fornirti l’assistenza e la formazione di cui hai bisogno. È cioè necessario che tu scelga un “tutor d’elezione” il quale, per qualità umane ed esperienza professionale, sia in grado di assisterti e farti entrare nelle dinamiche di lavoro. Poi, man mano che ti integrerai nel gruppo, saranno anche gli altri colleghi a supportarti e a collaborare con te. Sii proattivo: a volte basta un minimo di iniziativa per superare le difficoltà.

  • L’iper-responsabilizzazione. È di fatto il problema opposto rispetto a quello dell’abbandono (ed è anche decisamente più frequente). A volte chi ha un’esperienza lavorativa pluriennale non si rende conto che per svolgere alcune attività servono conoscenze e competenze pregresse che uno stagista non può ancora aver maturato. Per cui potrebbe capitarti che, sin dalle prime fasi dello stage, ti vengano affidate responsabilità e compiti che almeno inizialmente non sei in grado di assumere e portare a termine. Se dovessi trovarti in una situazione simile, non è il caso di farsi prendere dallo stress o dal senso di inadeguatezza e di incapacità.

La prima cosa da fare è analizzare lucidamente la situazione e mettere subito a fuoco le ragioni per cui non sei in grado di svolgere determinate attività; fatto questo, dovrai far presente quanto prima al tuo tutor aziendale (o ai colleghi che ti seguono) il risultato delle tue riflessioni, indicando chiaramente i limiti e le carenze - in termini di conoscenze, competenze, utilizzo di strumenti ecc. - a causa dei quali non sei ancora in grado di svolgere adeguatamente determinati compiti o mansioni. In tal modo non soltanto avrai la possibilità di colmare il tuo gap formativo e di progredire nel tuo percorso di crescita professionale, ma eviterai anche di combinare guai tentando di cimentarti in attività che non sei ancora in grado di gestire.

  • Il tradimento delle attese. È il problema più serio che ti possa capitare (ma che fortunatamente in contesti internazionali è molto raro): prima di iniziare lo stage, ti viene prospettato un determinato percorso formativo e professionale, ma poi ti ritrovi a svolgere compiti elementari e mansioni di basso livello, prive di qualsiasi valore formativo. Di qui il senso di frustrazione e la sensazione bruciante di esser stati presi in giro.

Ecco cosa dovrai fare in un caso del genere. Prima di tutto accertati che non si tratti di una situazione momentanea, legata magari ad esigenze contingenti: un giorno – o anche qualche giorno – di “elementare supporto operativo” può capitare, ma se la cosa si protrae, allora è necessario intervenire. Se ti è stato assegnato un tutor, rivolgiti a lui/lei, altrimenti parlane con il responsabile dell’ufficio in cui sei inserito, facendo presente che le attività previste erano ben diverse rispetto a quelle che di fatto stai svolgendo. In sostanza dovrai educatamente “richiamarli” al rispetto delle condizioni e degli accordi stabiliti. Se stai facendo un tirocinio curriculare, parlane anche col tuo tutor universitario: rientra infatti tra i suoi compiti quello di garantire la correttezza e la regolarità del percorso formativo.

Se la situazione non cambia e lo stage prosegue sulla stessa falsariga, allora sarà opportuno interromperlo e segnalare la situazione al tutor universitario - in caso di tirocinio curriculare - e ai servizi per il lavoro del Paese ospitante. Uno stage all’estero è una straordinaria opportunità formativa: non può e non deve risolversi in una forma di sfruttamento.