Prima di iniziare, chiariamo subito una questione linguistica: che differenza c’è tra stage e tirocinio? Nessuna: stage è il termine francese che corrisponde all’italiano tirocinio.
Stage e tirocinio sono di fatto sinonimi (e infatti il tirocinante viene spesso chiamato anche stagista o stagiaire). “Stage” è un termine francese e quindi non va pronunciato, come invece molti fanno, all'inglese. Nei Paesi anglofoni tirocinio si dice Internship o Traineeship, mentre il tirocinante è detto intern o trainee
Negli altri Paesi lo stage assume denominazioni diverse: in Germania si chiama Praktikum, in Spagna è denominato Práctica, in Portogallo Estágio ecc. 

Ma cosa intendiamo precisamente quando parliamo di tirocinio/stage/traineeship ecc.?

Ecco la definizione di tirocinio che ci viene data dall’Europa: “un periodo di pratica lavorativa di durata limitata, retribuito o no, con una componente di apprendimento e formazione, il cui obiettivo è l'acquisizione di un'esperienza pratica e professionale finalizzata a migliorare l'occupabilità e facilitare la transizione verso un'occupazione regolare” (Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea su un Quadro di qualità per i tirocini, 10 marzo 2014).

Allargando un po’ il discorso, possiamo dire che lo stage è un’esperienza formativa che si svolge in un ambiente di lavoro – un periodo di training on the job – che ti consente di:

  • avere un contatto diretto con il mondo del lavoro, conoscendone dall’interno le dinamiche e gli aspetti organizzativi
  • mettere in pratica le conoscenze maturate durante il percorso di studi 
  • acquisire competenze professionali spendibili sul mercato del lavoro 
  • acquisire quelle competenze trasversali –  soft skills – che sono fondamentali per riuscire nel lavoro
  • orientarti alla scelta della professione
  • creare una rete di contatti
  • e quindi…migliorare le tue chances di trovare un’occupazione. 

Ogni stage dovrebbe consentire di mettere a segno ciascuno dei punti sopraelencati. La condizione perché ciò avvenga è di fatto una soltanto: che si tratti di uno stage di qualità. E la qualità di uno stage dipende essenzialmente dai contenuti formativi che lo caratterizzano: i tirocini che prevedono lo svolgimento di mansioni puramente esecutive o ripetitive non contribuiscono alla tua crescita professionale e non aumentano le tue possibilità di entrare nel mondo del lavoro. 

Ecco quindi la prima regola (valida sia per l’Italia sia per l’Europa) da ricordare quando si cerca uno stage: gli obiettivi formativi e le attività che andrai a svolgere devono essere qualitativamente validi e adeguatamente definiti.  

I diversi tipi di stage

Sia in Italia che in (quasi) tutti gli altri Paesi europei, esistono due macro-tipologie di stage: lo stage curriculare e quello extracurriculare. 

Lo stage curriculare si svolge nell’ambito del percorso di studi ed è funzionale al conseguimento del titolo di studio (in alcuni casi è obbligatorio); il tirocinio curriculare serve sostanzialmente ad applicare in un contesto di lavoro le conoscenze acquisite in aula.

Lo stage extracurriculare si svolge al di fuori del percorso di studi e ha lo scopo di consentire l’acquisizione di competenze professionali in vista di un inserimento nel mercato del lavoro.

Esiste poi una terza categoria di tirocini, ovvero i tirocini professionali per l’accesso alle professioni regolamentate. Si tratta di periodi di pratica professionale obbligatori, necessari per accedere a determinate professioni (medico, architetto, avvocato ecc.).

Sia i tirocini curriculari che gli extracurriculari possono essere svolti sia in Italia che all’estero.
Anche i periodi di pratica professionale possono essere effettuati fuori dai confini nazionali: le modalità di svolgimento e riconoscimento dei tirocini professionali svolti all’estero sono state definite mediante il  Decreto ministeriale n. 1135 dell’11 dicembre 2019.